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Anniversari: le quattro risposte di Pasolini

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2 novembre – anniversario della morte di Pier Paolo Pasolini

Sono passati 33 anni dalla morte di Pasolini.
Più invecchio e più invidio la sua vitalità e lucidità.

Le quattro risposte del personaggio-regista-Orson Welles e le parole di Leonardo Sciascia, a futura memoria.

Ieri sera, uscendo per una passeggiata, ho visto nella crepa di un muro una lucciola. (…)
Era proprio una lucciola, nella crepa del muro. Ne ebbi una gioia intensa. E come doppia. E come sdoppiata. La gioia di un tempo ritrovato – l’infanzia, i ricordi, questo stesso luogo ora silenzioso pieno di voci e di giuochi – e di un tempo da trovare, da inventare. Con Pasolini. Per Pasolini. Pasolini ormai fuori dal tempo ma non ancora, in questo terribile paese che l’Italia è diventato, mutato in se stesso («Tel qu’en Lui-même enfin l’éternité le change»).
Fraterno e lontano, Pasolini per me. Di una fraternità senza confidenza, schermata di pudori e, credo, di reciproche insofferenze. Per mia parte, sentivo come un muro che ci separasse una parola a lui cara, una parola-chiave della sua vita: la parola «adorabile». Può darsi che questa parola io l’abbia qualche volta scritta, e sicuramente più volte l’ho pensata: ma per una sola donna e per un solo scrittore. E lo scrittore – forse è inutile dirlo – è Stendhal. Pasolini trovava invece «adorabile» quel che per me dell’Italia era già straziante (ma anche per lui, ricordando un «adorabili perché strazianti» delle Lettere luterane: e come si può adorare ciò che strazia?) e sarebbe diventato terribile.*

Buona notte e buona fortuna

Elena

*Sciascia L., L’affaire Moro, Sellerio, 1989, p. 11, 12
** a Fausto Carioti – A conservative Mind (andatevelo a cercare perché il link _non glielo metto_)


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